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Diritto al sapere e buoni scuola

Diritto al sapere e buoni scuola.

 

Sta venendo al pettine, nella maggioranza regionale di centro- sinistra,  il difficile nodo relativo al superamento della legge Leo (quella sui buoni scuola).

In agosto la maggioranza ha firmato un accordo che prevede:

  •  consistente aumento dei fondi per il diritto di studio nella scuola pubblica (libri, mense)
  •  aumento della cifra destinata ai trasporti
  •  mantenimento del finanziamento verso le scuole private mediante sussidi alle famiglie per il pagamento delle rette.

L’accordo è stato criticato su più punti da settori di studenti, da associazioni di genitori, dalla CGIL e da sindacati di base. Nella stessa relazione al congresso regionale della CGIL il segretario Artioli ha messo in luce limiti e punti deboli delle scelte scolastiche regionali.

Alcuni mesi fa comunisti italiani e Rifondazione comunista hanno presentato due distinti progetti di legge che, pur con alcune differenze, prevedono aiuti ed interventi per incrementare il diritto allo studio (quello sancito dalla Costituzione) mediante comodato sui libri di testo, copertura della spesa degli stessi per alcune fasce di famiglie, contribuzioni per i costi delle mense, trasporto gratuito per fasce di famiglie il cui reddito sia stimato in base all’indice ISEE e non sulla base delle denunce dei redditi.

In specifico la proposta di Rifondazione prevede la formazione per tutto l’arco della vita, maggiore attenzione verso carceri ed handicap, l’istituzione della carta dello studente.

L’assessorato, retto da Giovanna Pentenero (Margherita), ha predisposto un progetto che prevede sì un ulteriore incremento per il diritto allo studio, ma accentua in negativo la scelta a favore degli istituti privati che verrebbero finanziati direttamente in base al reddito degli studenti ad essi iscritti.

In questo modo la scuola privata sarebbe favorita due volte:

  •  dalla possibilità di accesso al fondo per il diritto allo studio (comune a tutti)
  •  da un fondo specifico e quasi equivalente (l’entità è, ad oggi, superiore a quella stabilita dalla stessa legge Leo).

E’ ovvio che alle forze laiche e di sinistra si presenti uno scenario difficile.

La non decisione entro giugno significherebbe che la legge attualmente in vigore avrebbe valore ancora per il prossimo anno scolastico.

Le possibilità, quindi, sono:

  •  andare ad un accordo che accetti i buoni scuola, compensandolo con un forte incremento del finanziamento per il diritto allo studio, che passi possibilmente per i comuni.
  •  Non accettare alcun accordo, con le ovvie tensioni nella maggioranza in cui Margherita e UDEUR hanno un ruolo fondamentale e in cui la maggior forza, i DS, pur con alcune contraddizioni interne, preme per una mediazione.
  •  Lasciare le cose come stanno, rimanendo in stand by per alcuni mesi, in attesa delle scelte che saranno compiute dal nuovo governo.

Questa è la discussione che attraversa Rifondazione, comunisti italiani e Verdi.

E’ indispensabile, in questo quadro, che le realtà interessate facciano sentire la propria voce. Dalle scuole, tranne un paio di iniziative ad inizio d’anno non sono venuti segnali forti. Le federazioni giovanili di partito sembrano scarsamente interessate al problema. Insegnanti e associazioni di genitori sembrano anch’essi in attesa dei primi segni del nuovo governo:

che scelte prenderà sul problema specifico? Partirà immediatamente l’obbligo ai sedici anni? Sarà immediatamente cancellato il doppio canale voluto da Moratti? La formazione professionale sarà spostata agli anni successivi all’obbligo o continuerà a farne parte?.

La spinta di questi soggetti è, invece, fondamentale. Occorre che tutti, ad iniziare dal mondo della cultura (l’intellettualità, l’università), si rendano conto dell’importanza della posta in gioco, per la scuola, la cultura di questo paese, la scommessa per decenni perduta, di una formazione per tutti e tutte che produca coscienza, sapere critico, capacità di scegliere tra opzioni diverse.

E’ un impegno laico e non anticlericale, per evitare scuola ed istruzione ridotte a merce. Proviamoci.